Consapevole che proprio in questi momenti di “crisi” si possono trovare delle interessanti opportunità, mi sono messo a scandagliare altri paesi oltre la Germania.
La mia attenzione è caduta sul Regno Unito.
Perchè proprio il Regno Unito?
Per una serie di motivi:
– non si trova nell’area Euro, quindi risponde a differenti dinamiche rispetto alla nostra valuta,
– si parla una lingua che mi trova a mio agio
– si raggiunge con poco
– le opportunità di business sono tra le più alte del vecchio continente
– l’Affordable Ratio è molto favorevole
– il credito si gestisce con relativa semplicità
– non vieni trattato da delinquente se sei ricco
– è il paese più cosmoplita che conosco
– ci vivono i miei suoceri
– mi piace il thè
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In Inghilterra ho trovato possibili alcune strategie immobiliari che qui da noi sembrano improbabili se non addirittura fantascientifiche.
Particolarmente interessante è quella che gli inglesi chiamano “No money left”: ovvero non lasciare soldi nella compravendita dell’immobile.

In che cosa consiste?
Nel comprare una casa, tenerla a reddito e recuperare il 100% dei tuoi soldi continuando a percepire un income = rendita infinita.

Un esempio: in una certa strada io so che le case valgono 100. Bene: quanto me la finanzia la banca? Se la banca mi finanzia 75, allora dovrò trovare una casa con qualche lavoro da fare, che il proprietario ha fretta di vendere. Dovrò insomma cercare un’occasione che mi costi 60-65 e che, comprese le ristrutturazioni, non mi costerà più di 75.

Mi faccio dare dalla banca i 75 e rientro dell’intero capitale. Affitto la casa, ci pago la rata della banca e le spese e alla fine mi rimane pure qualcosa!

Facile? NO. Possibile? Sì!

Questo è uno dei tanti esempi di come investire in immobili sia una strategia da definire a tavolino, secondo logiche più complesse rispetto a quelle a cui siamo abituati in Italia.

Già: l’Italia

Ho parlato spesso delle difficoltà che nel nostro paese impediscono la ripresa dell’immobiliare. Dall’ancoramento alle vecchie logiche alla drammatica mancanza di credito e all’incertezza del diritto, anche se non mancano tentativi (come il buy to rent) di
aggirare con la creatività gli ostacoli oggettivi.

Ma in questo caso in Italia c’è un altro problema che si aggiunge a quelli elencati finora: la mancanza di trasparenza. Ad esempio, nel Regno Unito ci sono dei siti dove puoi controllare il tuo credit score e che ti danno anche dei suggerimenti per migliorarlo (www.creditexpert.co.uk) . In Italia sembra invece di andare a toccare il segreto di Stato.

In Inghilterra, inoltre, non solo puoi sapere esattamente i costi degli affitti in una determinata microarea, ma con internet puoi sapere esattamente a quanto è stato venduto l’immobile che stai osservando: anche per questo esistono dei siti appositi, con informazioni dettagliatissime.

Sfido chiunque a cercare di farlo in Italia senza addentrarsi in una selva di reticenze e di informazioni contraddittorie.

Tutto questo impedisce di utilizzare molte strategie che si basano sulla conoscenza di questi dati. Di valutare alla fine se l’affare è redditizio o non lo è affatto.

Perché dunque, tante reticenze? A parte i comportamenti dissennati delle solite banchee del nostro governo , sembra che sia connaturata in noi la paura della concorrenza: eppure, se fossimo un po’ più trasparenti, il beneficio andrebbe a favore di tutti. Mi rendo sempre più conto che il salto che dovrà fare l’Italia è culturale prima ancora che economico.