Google e Facebook offrono grandi possibilità per fare affari sul web. Chi vuole guadagnare visibilità non può che utilizzare questi canali, attraverso i quali passa ormai gran parte del traffico e della pubblicità. Ultimamente però un paio di episodi mi hanno fatto riflettere anche sull’altro lato della medaglia.

Caso numero uno: scopro di aver ricevuto una penalizzazione da Facebook che mi impone dei limiti nell’uso del servizio, senza che mi sia stato comunicato il motivo. Mi rivolgo al centro di assistenza, e mi viene risposto che sul mio account, in effetti, è stata rilevata la possibilità (fate bene attenzione a questa parola) che io abbia violato i termini di utilizzo. La decisione di limitare il mio account, mi dicono, è insindacabile.

Caso numero due: la visione di un mio video su YouTube viene limitata a un pubblico di soli adulti, malgrado non contenga alcuna oscenità (ci mancherebbe altro!). Dal centro di assistenza, apprendo che il provvedimento è stato preso dopo una segnalazione della comunità, cioè di uno o più utenti che molto probabilmente non gradivano i contenuti. La possibilità di rivedere questa posizione non è prevista.

Ora, episodi come questi sono capitati a molti, a volte con esiti più gravi. C’è chi ha basato il suo business sugli annunci di Adwords, ed è stato tagliato fuori da Google per non precisate motivazioni (è quello che è successo, ad esempio, a Robin Good). Tutto questo ci deve indurre a qualche riflessione.

Google, Facebook e tutti i ‘giganti’ del web di oggi sono strumenti straordinari e indispensabili, però spesso ci dimentichiamo di un particolare fondamentale: che siamo a casa loro, godiamo di un usufrutto gratuito e dobbiamo sottostare alle loro regole, che spesso non sono chiare, rispondono a legislazioni a noi estranee (nel caso specifico, a quella statunitense e californiana) e possono anche cambiare retroattivamente.

Troppo spesso accettiamo i termini di servizio senza leggerli, ignorando ad esempio che Google si riserva di sospendere o cessare il servizio in qualsiasi momento: un fattore da tener presente prima di affidare la gestione delle nostre email a questo servizio, peraltro molto comodo, senza fare alcun backup.

Spesso, inoltre, basta la segnalazione di un utente per far scattare una penalizzazione. Non importa che sia fondata o meno: per chi deve gestire milioni di account, è più conveniente bloccare o limitare l’uso di un utente per un semplice sospetto (cosa peraltro permessa dai termini di servizio), piuttosto che andare incontro a guai legali per non averlo fatto.

Cari amici valutate con attenzione quello che vi viene proposto come Free, spesso non si hanno le dovute garanzie sulla continuità del servizio e sull’assistenza in caso di difficoltà. Una risposta del tipo “non hai pagato nulla quindi cosa pretendi?” a me non piace affatto. A volte pagare qualcosa è preferibile al modello del FREE business, almeno per avere delle garanzie. Ricordate la frase che ripeto sempre? Non esistono pasti gratis!